CIMICI DEI LETTI

Controllo

cimex



Monitoraggio

Fig. 1 - Ispezione visiva pre intervento su una rete di un letto infestato.
Fig. 2 - Ispezione olfattiva con unità cinofila.
Fig. 3 - Ispezione olfattiva con unità cinofila.

Il monitoraggio nei confronti della Cimice dei letti viene normalmente effettuato sia per scopi preventivi, per individuare piccoli focolai d’infestazione in fase iniziale di sviluppo in modo da debellarli sul nascere prima che possano provocare danni economici ingenti, sia durante un intervento di disinfestazione, per agire con un intervento mirato, quindi maggiormente efficace, sui focolai rilevati. Il monitoraggio può essere eseguito attraverso ispezioni visive, tramite dei cani addestrati alla ricerca dell’odore della cimice dei letti, per mezzo di trappole attive o passive o attraverso una combinazione di questi metodi.

Ispezioni Visive

Le ispezioni visive sono normalmente condotte tramite l’ausilio di una piccola torcia e una lente di ingrandimento 10X (Fig. 1). Attraverso un'ispezione condotta da una persona esperta è possibile apprezzare i segni tipici di un'infestazione. Ciononostante, a causa delle abitudini criptiche della cimice dei letti, le ispezioni visive richiedono una notevole quantità di tempo e, a volte, risultano poco affidabili nello stima dell’esatta estensione di un’infestazione. Perciò può risultare piuttosto difficile agire in modo mirato su tutti i focolai di sviluppo ambientale.

Ispezioni olfattive con cani

La cimice dei letti Cimex lectularius emana un odore caratteristico che i cani sono in grado di percepire e riconoscerne l’unicità specie-specifica. Il naso di un cane è in grado di sentire l’odore delle molecole odorose emesse dalla cimice dei letti (il feromone di aggregazione e quello di allarme) a una concentrazione minimale, fino a 0,00001 g/cm2.

Questa eccezionale capacità deriva dall’elevato grado di specializzazione che assume l’organo dell’olfatto nel cane, il quale viene annoverato fra gli animali macrosmatici, cioè ad elevata capacità olfattiva e impiegato da secoli dall’uomo nella ricerca di numerose sostanze: animali, esseri umani, resti umani, prove del crimine, valuta, droga, esplosivi, armi da fuoco, piante, funghi, tartufi, muffe, tumori, ecc.

In seguito alla grande diffusione della cimice dei letti in America, negli anni 2000, sono stati introdotti i primi cani anticimici. Alcuni ricercatori dell’Università della Florida in uno studio indipendente eseguito nel 2008 hanno addestrato dei cani alla ricerca e segnalazione della cimice dei letti e, attraverso una serie di prove ripetute con un’analisi statistica dei dati, hanno verificato che i loro cani anticimici avevano un accuratezza di circa il 97% nel rintracciare le cimici dei letti e le uova vitali, con una percentuale di falsi positivi prossima allo zero. Un altro studio eseguito nel 2013 in ambienti sperimentali controllati riporta addirittura una media del 100%. In altri studi sono state compiute ulteriori prove di ricerca olfattiva prendendo a caso dei cani anticimici appartenenti a imprese di disinfestazione. La loro percentuale di accuratezza oscillava dall’11 all’83%, con una media del 43% e una percentuale di falsi positivi da 0 al 38%.

Questi dati ci portano a considerare come un cane anti cimici correttamente addestrato e gestito nel tempo arrivi a livelli di accuratezza elevatissimi, per contro un cane anticimici addestrato e gestito in modo sbagliato possa mostrare un livello di accuratezza molto più basso. Per questo l’addestramento dei cani dovrebbe essere condotto da personale esperto e altamente qualificato. Il cane dovrebbe essere assegnato ad un unico conduttore istruito ad hoc, per costituire una unità cinofila, la cui effettiva idoneità nella ricerca della cimice dei letti dovrebbe essere verificata e certificata annualmente attraverso un esame di idoneità. L’unità cinofila, una volta costituita, dovrebbe agire sempre insieme e mai separata, assicurando così il massimo affiatamento e complicità tra cane e conduttore. In questo modo il livello di qualità raggiunto nella ricerca potrà essere veramente notevole.

Trappole attive e passive
Fig. 4 - Trappola passiva in un albergo.

Esistono in commercio numerose trappole per la cimice dei letti, sia passive che attive. Le trappole passive (Fig. 4) sono quelle che sfruttano la tendenza della cimice dei letti nel rifugiarsi in anfratti angusti al riparo della luce nelle vicinanze dell’ospite che viene in questi casi utilizzati come adescante.

Queste trappole riproducono gli anfratti nelle quali le cimici possono trovare rifugio. Sono perciò normalmente piazzate nelle immediate vicinanze dei letti o poltrone, e in tutti quei luoghi in cui ci si aspetta si possano annidare degli esemplari. Spesso contengono una superficie adesiva che impedisce alla cimici che ne vengono in contatto di allontanarsi. Le trappole passive sono assai meno costose e molto più facili da utilizzare rispetto a quelle attive. Inoltre in recenti studi si sono dimostrate molto più affidabili rispetto alle ispezioni visive nei casi in cui vi sia un’infestazione in corso di una certa entità. Ciononostante sono del tutto inutili come unico mezzo di monitoraggio preventivo, in quanto per infestazioni ancora allo stadio iniziale e quindi con un numero ridotto di esemplari le probabilità di rilevamento scendono vertiginosamente.

Le trappole attive, a differenza di quelle passive, hanno anche il potere di attirare esemplari di Cimex lectularius rilasciando attivamente nell’ambiente degli attrattivi: calore, anidride carbonica (cairomone per la cimice dei letti), sostanze chimiche che riproducono il feromone di aggregazione/allarme o una loro combinazione. Vi sono pochissimi studi indipendenti che testino una reale efficacia di queste trappole in ambienti infestati. I pochi studi condotti in tal senso non sono incoraggianti. Inoltre il costo di ogni singola trappola è piuttosto elevato e le modalità di utilizzo non sono così semplici come le trappole passive.


Riferimenti Bibliografici
Cohnstaedt LW, Rochon K, Duehl AJ, Andeerson JF, Barrera R, Su N-Y, Gerry AC, Obenauer PJ, Campbell JF, Lysyk TJ, Allan SA, 2012. Arthropod surveillance programs: basic components, strategies, and analysis. Ann Entomol Soc Am 105: 135–149.
Pfiester M, Koehler PG, Pereira RM, 2008. Ability of bed bug-detecting canines to locate live bed bugs and viable bed bug eggs. J Econ Entolmol 101(4): 1389-1396.
Schaafsma EJ, Hapke SD, Banfield MG, 2012. Bed bug (Cimex lectularius L.) population composition as determined by baited traps. Insects 3: 442–452.
Vaidyanathan R, Feldlaufer MF, 2013. Bed bug detection: current technologies and future directions. Am J Trop Med Hyg. 88(4): 619-625.
Wang C, Gibb T, Bennett GW, 2009. Evaluation of two least toxic integrated pest management programs for managing bed bugs (Heteroptera: Cimicidae) with discussion of a bed bug intercepting device. J Med Entomol 46: 566–571.
Wang C, Gibb J, Bennett GW, 2009. Interceptors assist in bed bug monitoring. Pest Control Technol 37: 112–114.
Wang C, Tsai WT, Cooper R, White J, 2011. Effectiveness of bed bug monitors for detecting and trapping bed bugs in apartments. J Econ Entomol 104: 274–278.
Weeks ENI, Birkett MA, Cameron MM, Pickett JA, Logan JG, 2010. Semiochemicals of the common bed bug, Cimex lectularius L. (Hemiptera: Cimicidae), and their potential for use in monitoring and control. Pest Manag Sci 67: 10–20.